Ida

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Presentato in numerosi festival internazionali tra cui quelli di Gijón, Londra e Toronto, Ida (2013) è l'ultima opera di Pawel Pawlikowski, regista polacco che vive e lavora in Inghilterra, autore in precedenza di alcune opere molto interessanti tra cui Last Resort (2000) e My Summer of Love (2004) e di altre meno convincenti come il più recente La femme du Vème (2011) con Ethan Hawke e Kristin Scott Thomas.
Ida segna il ritorno del regista nella sua terra d'origine, il film è infatti ambientato in Polonia ed è una co-produzione Polonia-Danimarca. Racconta la storia di Anna, giovane ragazza il cui nome di battesimo scoprirà essere Ida, in procinto di diventare suora nella Polonia del 1962. Pochi giorni prima di prendere i voti, Anna si reca a Varsavia per incontrare zia Wanda, l'unica parente rimastale dopo la tragica morte dei genitori avvenuta quando lei era ancora molto piccola. Wanda, donna di mezza età cinica e disillusa, racconta alla giovane la storia della sua famiglia, rivelandole la tragica morte dei genitori, entrambi ebrei uccisi durante la guerra. Le due donne si mettono in viaggio alla ricerca del luogo di sepoltura dei genitori di Anna e il viaggio diventa un’occasione per la ragazza, reclusa in un convento sin dalla tenera età, di scoprire il mondo.

La prima parte del film è tutta giocata sul rapporto tra le due protagoniste, descritto in mondo particolarmente originale grazie anche al ribaltamento dei ruoli che lo contraddistingue, in cui la voglia di cambiamento e lo spirito ribelle sono incarnati dalla donna tra le due più matura. Wanda è una cinquantenne disinibita, critica verso la società polacca, di professione procuratore di Stato dal passato non privo di ombre, dedita all'alcol e al sesso libero. È interpretata da Agata Kulesza, vincitrice del premio come miglior attrice al Gijón International Film Festival, che conferisce al suo personaggio una profondità non comune. È una donna la cui apparente scontrosità nasconde una sensibilità vulnerabile, mentre la libertà sessuale e l’emancipazione ostentata rivelano una solitudine forse non rimediabile. Anna è interpretata dalla giovane Agata Trzebuchowska, attrice esordiente che adotta un approccio minimalista che lascia poco spazio ai dialoghi, concentrandosi su impercettibili espressioni del viso, accenni di sorriso e uno sguardo profondo che trasmette tutta l'inibizione e il pudore del suo personaggio.

La prima ora del film stupisce anche per una fotografia estremamente curata da parte di Lukasz Zal e Ryszard Lenczewski, premiati dall'American Society of Cinematographers e dal Polish Film Festival. L’immagine in bianco e nero gioca continuamente con le fonti di luce e sa adattarsi ai diversi momenti emotivi del film, passando dal grigio cupo che sottolinea la malinconia dei terreni brulli della campagna polacca, fino a diventare luminosa e quasi patinata nelle sequenze musicali in cui brillano le pettinature anni ’60 dei giovani musicisti.

Dopo un’ora abbondante il film cambia decisamente registro e il personaggio di Wanda esce di scena in circostanze che preferiamo non riportare per non rivelare troppo al lettore. L’uscita di scena di Wanda può apparire troppo repentina e forse poco coerente con il carattere del personaggio così come descritto fino a quel momento. Non meno repentino è il passaggio di Anna dalla totale devozione a Dio alla completa emancipazione: tacchi alti, alcol, sigarette e la prima esperienza sessuale con un musicista zingaro, il tutto condensato in una manciata di inquadrature. Altrettanto vorticoso e poco giustificato è il ritorno di Anna agli abiti monastici dopo una breve parentesi libertina: se è vero che non c’è nulla di peggiore di una sceneggiatura che tutto spiega e nulla suggerisce, è anche vero che strappi narrativi così bruschi possono spiazzare lo spettatore.

Si tratta di piccoli difetti che è comunque doveroso sottolineare anche alla luce del bel lavoro svolto dal regista, qui anche co-sceneggiatore, capace di descrivere con grande sensibilità ed equilibrio un mondo triste in cui l’ombra del passato impedisce agli uomini la possibilità di un futuro libero.
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