La storia della principessa splendente

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La storia della principessa splendente è la storia di Kaguya, principessa venuta dalla Luna e scoperta da un tagliatore di bambù all'interno di una pianta magicamente illuminata. La principessa appare all'uomo inizialmente in dimensioni microscopiche tanto da poterla tenere nel palmo della mano, per poi trasformarsi in un neonato e crescere a vista d'occhio, da un momento all'altro. Kaguya diventa presto una giovane ragazza, lascia la campagna e raggiunge la capitale, spinta dal padre a seguire un'educazione da giovane nobile.
Raramente un film d'animazione ha inglobato contemporaneamente i concetti di tradizione e innovazione come La storia della principessa splendente. Classico è innanzitutto il testo da cui è tratto il film, Taketori monogatari, un antico racconto popolare giapponese da cui già cinquant'anni fa la Toei Animation aveva progettato di trarre un film d'animazione. Tradizionale, anche se solo in apparenza, è la tecnica d'animazione adottata dal maestro giapponese: solitamente, nei film basati su disegni a mano come nel caso di La principessa splendente, gli sfondi vengono realizzati separatamente rispetto ai personaggi, essendo questi ultimi normalmente disegnati su fogli lucidi e sovrapposti ai fondali. In questo film Takahata adotta un metodo rivoluzionario scegliendo di disegnare assieme sulla stessa tavola paesaggio e personaggi, con l'obiettivo, fino a quel momento utopico, di dare un senso di movimento all'intera immagine e non solo ai suoi protagonisti. Un risultato tecnico eccezionale che comporta conseguenze sia sul piano estetico, le immagini sembrano vive e in continua trasformazione, che narrativo, aumentando l'impatto emotivo suscitato nello spettatore. Per ottenere questo risultato, il regista e la sua équipe hanno creato uno studio di lavorazione parallelo a Studio Ghibli, chiamato Studio 7, per assicurare l'indipendenza e la libertà necessarie a questo nuovo tipo di approccio al disegno animato. Questa nuova tecnica è figlia del pensiero di Takahata, riassunto in una frase del suo collaboratore, l'animatore Osamu Tanabe: "Fate in modo che il movimento appaia reale".

Il lavoro sul suono è frutto di un progetto altrettanto innovativo considerando che di solito, nel mondo dell'animazione giapponese, le voci vengono realizzate a posteriori rispetto alle immagini. Al contrario, Takahata preferisce utilizzare voci pre-registrate, tecnica molto diffusa nell'animazione di stampo occidentale. La colonna sonora del film è piuttosto eterogenea e comprende due canzoni scritte e musicate dallo stesso regista, mentre il tema del film, Quando ricordo questa vita, è scritto e interpretato da Kazumi Nikaido, nella vita monaca buddista in un tempio della prefettura di Hiroshima. Le musiche sono curate dal maestro Hisaishi, già collaboratore di molti grandi registi giapponesi tra cui Takeshi Kitano e Hayao Miyazaki.

La storia della principessa splendente
è un progetto estremo anche in termini di investimento di risorse umane ed economiche: basti pensare che dalla progettazione al completamento definitivo dell'opera sono passati otto anni e che per portare a termine la sceneggiatura del film ci sono voluti 18 mesi.

Una complessità che ben corrisponde alla profondità di contenuti che emergono dal film e alla varietà dei temi trattati:
La storia della principessa splendente è innanzitutto un inno alla natura, all'armonia che la contraddistingue e alla semplice felicità che provoca negli uomini che sanno vivere con essa. In tutta la prima parte del film la natura è la vera protagonista: "gli insetti e le piante fanno il film", per citare una frase del regista. L’importanza della natura e della sua difesa è un tema cardine della carriera di Takahata, al centro di altre sue opere precedenti quali Pom Poko (1994) e Heidi (1974). Ne La storia della principessa splendente la questione si sposta più sulle scelte che un individuo compie nella vita e che lo allontanano dall'armonia originaria da cui proviene. Scelte di vita compiute in modo consapevole oppure assecondando il volere altrui, come nel caso della principessa Kaguya, dettate spesso da motivazioni materiali quali il raggiungimento di un più elevato status sociale ed economico. Scelte di vita che, secondo Takahata, allontanano l'individuo dall'armonia del mondo naturale conducendolo alla malinconia. La storia della principessa splendente racconta anche la società giapponese medioevale criticandone, con evidenti rimandi all'attualità, la visione della figura femminile, sottolineando come il peso della tradizione fosse alla base di rituali oggi ritenuti inaccettabili e paradossali, con effetti sia sul corpo della donna (il taglio delle sopracciglia, la prassi di colorare i denti di nero) che sul suo comportamento (la rigidità dell'educazione, l'obbligo di accettare il corteggiamento da parte degli uomini di alto rango).

Per l'uscita giapponese del film Studio Ghibli aveva programmato un evento storico: l'uscita in contemporanea, nell'estate 2013, di
Si alza il vento, ad oggi l'ultimo lungometraggio d'animazione di Hayao Miyazaki, e di La storia della principessa splendente, proprio come accadde 25 anni prima con Una tomba per le lucciole e Il mio vicino Totoro. Purtroppo i ritardi che hanno caratterizzato la lavorazione del film di Takahata hanno impedito l'uscita in contemporanea dei due film, due capolavori che in fondo raccontano una storia simile. Se Miyazaki ha raccontato l'importanza per l’uomo di inseguire i propri sogni senza mai arrendersi, Takahata ha descritto la fine di questi sogni, e i pericoli che si nascondono dietro la decisione di abbandonarli.
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