Colectiv


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Colectiv è il quarto documentario realizzato da Alexander Nanau, regista rumeno classe 1979. Il film, presentato in anteprima mondiale nel 2019 alla Mostra del Cinema di Venezia, è ora candidato a due premi Oscar come miglior documentario e come miglior film internazionale, una doppia candidatura riuscita in precedenza solo a Honeyland nel 2020.
Partendo da un tragico incendio avvenuto nel 2015 all’interno del Colectiv, un noto club di Bucarest, il film segue l’indagine di un gruppo di giornalisti rumeni, guidati da Cătălin Tolontan, su una serie di morti sospette tra i superstiti dell’incendio. L’indagine avrà esiti clamorosi, rivelando la corruzione e il malaffare che governano il sistema sanitario rumeno. Oltre all’indagine giornalistica, che è l’elemento centrale del film, il documentario si sofferma su altri protagonisti della vicenda tra cui il ministro della sanità rumeno Vlad Voiculescu, e la giovane Tedy Ursuleanu, superstite del terribile incendio.

Durante la conferenza stampa di presentazione del film alla Mostra del cinema di Venezia (
link al video), Alexander Nanau ha raccontato l’origine del progetto, sottolineando come l’idea di partenza fosse quella di voler raccontare la corruzione del suo Paese. La tragedia del Colectiv e la successiva indagine condotta dal giornale Gazeta Sporturilor hanno profondamente colpito il regista spingendolo a contattare proprio la redazione del giornale, chiedendo loro di poterli filmare quotidianamente durante lo svolgimento dell’indagine. A un’iniziale e comprensibile diffidenza da parte dei giornalisti, vista la segretezza e pericolosità dell’inchiesta, è subentrato col passare dei giorni un rapporto di fiducia e collaborazione che ha permesso di protrarre le riprese per diversi mesi.

Una volta ottenuto il permesso a girare, il regista ha seguito quotidianamente i giornalisti all’interno della redazione e durante i loro spostamenti. All’epoca l’indagine era solo agli inizi e molti aspetti di quello che sarebbe diventato presto un enorme scandalo nazionale erano ancora sconosciuti. La prontezza del regista nel dare il via alle riprese e il tempismo col quale il progetto ha preso piede sono elementi molto importanti che contribuiscono a rendere
Colectiv così eccezionale. Non siamo di fronte a uno dei tanti documentari realizzati a posteriori, a carte scoperte e a processi ultimati. Al contrario: in Colectiv lo scandalo prende forma giorno dopo giorno e l’indagine di Gazeta Sporturilor si sviluppa durante il periodo delle riprese. Il risultato è un crescendo narrativo inarrestabile che rappresenta il vero punto di forza del film. In queso senso Colectiv si allontana dai canoni del documentario classico avvicinandosi a quelli del cinema di finzione, e in particolare del grande cinema d’inchiesta.

Date queste caratteristiche, si può ben capire come l’aspetto estetico del film non sia una priorità per il regista. Il suo stile non potrebbe essere più lontano da quello di altri documentaristi contemporanei che danno molta importanza alla costruzione dell’immagine e credono in una sorta di “messa in scena della realtà”. Detto questo, non mancano in
Colectiv scene molto suggestive e immagini di grande impatto visivo. Si pensi per esempio alle sequenze dei pedinamenti, alla telefonata notturna tra il ministro Voiculescu e suo padre o ancora alla splendida sequenza finale ambientata nel cimitero.

L’assenza di interviste ai protagonisti si spiega con la chiara volontà di non intralciare il loro operato, rendere invisibile la macchina da presa e salvaguardare in questo modo la spontaneità delle parole e dei gesti. C’è quindi una certa umiltà nello sguardo del regista che, privo di retorica, si rivolge agli eroi di
Colectiv, i giornalisti ma anche i familiari delle vittime e i superstiti, il cui coraggio è l’arma più forte contro la corruzione e l’immoralità di un intero sistema.
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