Inferninho

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Presentato in anteprima mondiale all’ultimo Festival di Rotterdam all’interno della sezione Bright Future dedicata ai giovani registi emergenti,
Inferninho è un piccolo dramma brasiliano diretto dai registi Pedro Diogenes e Guto Parente.
Racconta la vita all’interno dell’Inferninho, un locale bizzarro e decadente gestito dal transessuale Deusimar (interpretato alla grande da Yuri Yamamoto) con l’aiuto di cinque colleghi alquanto improbabili. Pur nell’evidente ristrettezza di budget (IMDB cita un budget stimato di 30.000 euro), i registi hanno realizzato un film molto interessante che ha i punti di forza nell’intensità delle interpretazioni, nella scenografia scarna eppure molto efficace e in una sceneggiatura d’impostazione teatrale che trascura l’azione per concentrarsi su dialoghi potenti e carichi di emozione.

Originariamente pensato per il teatro,
Inferninho si avvale di una scenografia molto spoglia e minimalista. Il bancone del bar, qualche tavolino, un piccolo palco e la camera da letto sul retro del locale: questi sono gli elementi principali di un luogo buio e claustrofobico, illuminato solo dalle paillettes e dagli abiti eccentrici dei personaggi che lo abitano. La fotografia illumina i volti dei personaggi, immortalati attraverso l’uso di numerosi primi piani, ma lascia buio lo spazio attorno a loro. L’effetto claustrofobico è accentuato dalla scelta radicale di girare tutto il film all’interno del locale, con l’eccezione delle due brevi sequenze del sogno. È una scelta estetica che ha anche un forte valore simbolico in quanto rispecchia lo stato d’animo della protagonista, una donna che è cresciuta all’interno del locale e che non ha mai trovato il coraggio di venderlo per cercare una vita migliore.

Come in un film di Kaurismäki, in
Inferninho la pietà umana e l’empatia sono l’unico rimedio a un mondo altrimenti freddo e inospitale. Il calore umano si trasmette anche attraverso la musica, elemento centrale del film come dimostra l’intensa sequenza del ballo tra Deusimar e il marinaio Jarbas. Qui la passione tra i due è scandita dalle note dell’immortale Champagne di Peppino di Capri, una delle canzoni italiane più celebri in tutto il Sud America.

Inferninho è anche un omaggio ai diversi, la cui originalità si esprime attraverso gusti sessuali non conformi, abiti inimmaginabili (tra gli aficionados del locale c’è un uomo travestito da Mickey Mouse e un altro con la pelle colorata d’argento) e scelte di vita apparentemente irrazionali. Inferninho è anche un mosaico di lingue diverse e il suo multilinguismo è ben incarnato nella figura di Luizianne, la star del locale che canta in portoghese, francese e italiano e che, a seguito di un grave infortunio subìto alla testa, comunica attraverso idiomi che prima non conosceva. Proprio Luizianne, tramite le parole dell’ultima canzone interpretata, riassume perfettamente lo spirito del film e la filosofia dei suoi protagonisti che si comportano istintivamente seguendo le proprie emozioni e che, pur sbagliando continuamente, sono pronti a ripetere “todo otra vez”.
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