Rams

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Presentato nella sezione Un certain regard del Festival di Cannes,
Hrútar (Rams) è diretto dal giovane regista islandese Grímur Hákonarson.
Racconta il rapporto conflittuale tra due fratelli, entrambi allevatori di pecore in una remota regione dell’Islanda, alle prese con una terribile malattia che ha colpito i loro greggi.
Hrutar racconta una storia semplice con una struttura narrativa classica che prevede una situazione iniziale di apparente calma (la vita tranquilla di un remoto villaggio islandese) rovesciata da un evento traumatico (la malattia delle pecore, unica fonte di sostentamento degli abitanti) che rimescola le carte in tavola e modifica i rapporti tra i personaggi.
Tra i punti di forza di un film senza dubbio riuscito, ci sono le convincenti interpretazioni di Sigurdur Sigurjónsson nel ruolo di Gummi, il protagonista, uomo solitario silenzioso e innamorato delle sue pecore, e di Theodór Júlíusson, nel ruolo di Kiddi, il fratello irascibile, scontroso e in fondo più vulnerabile.

Un film che riesce a evadere dall’apparente monotonia dell'ambientazione e dall'asciuttezza della trama grazie alla forza visiva di alcune sequenze fondamentali, spesso sospese in delicato equilibrio tra farsa e tragedia. Esemplare in questo senso la scena in cui Gummi accompagna in ospedale il fratello salvandolo da uno stato di grave ipotermia, trasportandolo con la pala della propria ruspa. Una scena in cui il dramma legato alle precarie condizioni di Kiddi contrasta efficacemente l’effetto comico derivante dall’assurdità della situazione.

Il regista Hákonarson dimostra di avere un certo talento visivo che gli consente di costruire sequenze di grande impatto come quella in cui Gummi siede disperato tra i cadaveri delle sue pecore. La forza visiva delle immagini raggiunge l'apice nella commovente scena finale, tra i migliori
ending visti a Cannes, nella quale il lato comico della vicenda cede definitivamente il passo a una dimensione profondamente tragica.

È la metafora ultima di un mondo lontano in cui la freddezza del paesaggio va di pari passo con il gelo dei rapporti umani e il riavvicinamento dei corpi e degli spiriti è disperato, possibile solo nel momento della tragedia.
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